Oggi siamo qui per inaugurare un festival che è una festa che avviene in tempo di guerre.

La domanda è: che cosa festeggiamo?
Festeggiamo la possibilità stessa di poter far festa insieme, che riconosciamo preziosa in se’.
Gender Bender è una ricorrenza gioiosa, un’occasione felice per una vasta allegria.
Felice perché? Perché è libera e perché ci libera.

In che modo vogliamo festeggiare?
Lo facciamo accogliendo in pieno le contraddizioni del reale in cui viviamo.
Un reale che spesso non si adatta ai nostri desideri, e che a volte neanche li riconosce, ma con cui dobbiamo necessariamente avere a che fare, da sole e insieme alle altre persone con cui condividiamo le nostre vite.
Gender Bender è un progetto di attivismo culturale che da sempre crede sia possibile intervenire con l’arte e la cultura per operare una trasformazione nel mondo che viviamo.
E’ un festival che da 20 anni costituisce un atto di resistenza umana e artistica.
Gender Bender opera per mantenere viva una critica attenta di quell’ordine sociale che assegna arbitrariamente valori diversi alle differenze, con cui riproduciamo incessantemente forme di potere – desiderabili e terribili – che innescano possibili scontri e conflitti.

Cosa pratichiamo con Gender Bender? La creazione di comunità festose che danzano insieme. Un’apparente utopia che diventa esperienza reale, praticabile e raggiungibile.
Con questo spirito festeggiamo seriamente e discutiamo gioiosamente, guardiamo in faccia la complessità dei conflitti per costruire un tempo di riflessione, dialogo e gratitudine.
Una gratitudine che va al Cassero, casa di Gender Bender, alle straordinarie lavoratrici del festival, alle insostituibili volontarie, a tutte le istituzioni e realtà pubbliche e private che ci sostengono.

Infine, un grazie di cuore a tutte voi che fate festa con noi.
Buon festival!

Daniele Del Pozzo e Mauro Meneghelli